Il cavallo venduto

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view post Posted on 12/9/2010, 13:49
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misterG

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Girellando per il web alla ricerca dei libri più rari del nostro caro Giorgio mi sono imbattuto in questo articolo, nel sito www.fantascienza.com, che copio e incollo così com'è...

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Tesori da bancarella
a cura di Lanfranco Fabriani

Bombe su Milano

Dove vanno a finire i capolavori della fantascienza? Tutti quegli stupendi romanzi pubblicati decine d'anni fa da questa o quella rivista ormai cessata, da questa o quella casa editrice ormai chiusa, mai ristampati, mai riscoperti... Lanfranco Fabriani scava nella sua biblioteca alla ricerca di tesori perduti. I lettori dovranno scavare nelle bancarelle dei libri usati per trovarli, mentre gli editori possono anche prendere queste note come consigli...

A cavallo tra gli anni '50 ed i '70, con la proliferazione degli armamenti nucleari, si diffuse nel mondo lo spettro dell'olocausto atomico. Anche in Italia, sia pure con qualche anno di ritardo rispetto agli Stati Uniti, vari scrittori si cimentarono riguardo questa problematica, tanto che si ebbe una serie di romanzi incentrati sul dopo bomba sia da parte di autori della letteratura "Alta" come Paolo Volponi, con Corporale, o Carlo Cassola, con Il Superstite, che di autori della letteratura cosiddetta "bassa" o di "consumo, come Emilio de Rossignoli e Giorgio Scerbanenco, ed è proprio di costoro che ci occuperemo oggi.


De Rossignoli: H su Milano
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Giorgio Scerbanenco: Il cavallo venduto
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Ben diverso è il clima del romanzo di Scerbanenco (1911-1969). Sicuramente la maggior parte dei lettori conosce l'autore come giallista, e infatti nei dizionari della letteratura italiana contemporanea è difficile trovare accenno alla sua breve ma significativa attività nel mondo della fantascienza, limitata ai romanzi Il Paese senza Cielo (1938), Il Cavallo Venduto (1963) ed il romanzo breve L'Anaconda (1967).

Nel romanzo di Scerbanenco l'azione è spostata di alcune generazioni in avanti rispetto al romanzo di De Rossignoli. L'esplosione è ormai lontana, affondata in un ambito quasi mitico, ma i suoi effetti continuano. L'umanità è stata sprofondata in uno stato semi primitivo, tanto che i piccoli insediamenti vengono chiamati "colonie", quasi fossero teste di ponte per la conquista di un territorio alieno e per il romanzo sembra quasi si rincorrano due sole parole, "armi" e "caricatori". Scopo dell'uomo sembra l'incessante ricerca dei caricatori per nutrire i fucili, questi vengono barattati, comprati, venduti, depredati, servono per la difesa ma anche per l'offesa ed un carro incrociato sulla strada può rivelarsi una trappola mortale.

Anche qui abbiamo Milano, ma in questo caso Milano sembra non essere una città vera, quanto il luogo di una falsa utopia; da tutta l'Italia carovane di gente si snodano per le strade malsicure per raggiungere Milano, dove stanno riedificando una città con le case di pietra, ma c'è da chiedersi quanto ciò sia una buona cosa. Per entrare bisogna consegnare tutti propri beni e barattare la propria libertà, chi entra nella città non ne uscirà mai più, perché così vogliono i governanti, ed hanno leggi e soldati per farsi obbedire. Ecco allora, che nelle parole del folle che grida inascoltato alla tendopoli di persone che aspettano di poter entrare, "Andare a Milano è come vendere il proprio cavallo migliore per un sacco di grano guasto", perché ricostruire Milano come la stanno ricostruendo, vuol dire ricostruire la civiltà che ha portato le bombe.

Il romanzo si presenta come particolarmente interessante anche da un punto di vista stilistico, è infatti quasi completamente basato sui racconti o sulle riflessioni dei personaggi, ed è quindi scritto in una lingua "orale" apparentemente "povera" ma di indubbia efficacia nella descrizione degli eventi e degli stati d'animo. Nel risvolto di copertina questo romanzo viene definito il "romanzo segreto" di Scerbanenco, ma forse a ben vedere, stante la sua irreperibilità e la sua forza evocativa, questo è un vero e proprio "romanzo segreto" della fantascienza italiana che merita indubbiamente lo sforzo della ricerca, anche se infruttuosa.

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Non so quando è stato scritto l'articolo, però definire Scerbanenco autore di letteratura bassa o di consumo mi sembra un po' offensivo.

 
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tommaso berra
view post Posted on 12/9/2010, 22:34




Ha fatto bene misterGiuseppe a pubblicare questo articolo di Fabriani. Al quale bisognerebbe ricordare, però che Il cavallo venduto Giorgio lo scrisse nel 1944, non nel 1963. E siccome la prima bomba atomica fu sganciata su Hiroshima il 6 agosto 1945... ciò significa che Scerbanenco ne Il cavallo venduto (che non ho ancora letto) è come se avesse previsto il prossimo futuro. Del resto di distruzione di un'intera nazione con un bombardamento, da parte degli Stati Uniti, Scerbanenco parla ne Il Paese senza Cielo che è del 1939. Mi pare di poter dire che Giorgio non si accodò, ma fu pioniere anche in questo campo. Peccato che Fabriani consideri Il cavallo venduto opera del 1963!
 
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L'ora d'oro
view post Posted on 13/9/2010, 09:33




Sollecitato da Tommaso Berra, espongo il mio dubbio.
Siamo sicuri che "Il cavallo venduto" sia stato scritto negli anni Quaranta, in Svizzera (come sostiene la "vulgata")?
Quali prove abbiamo? Io so – perché lo dice in una lettera a Felice Menghini – che nel 1945 Scerbanenco scrive un nuovo romanzo "svizzero" (dopo "Non rimanere soli" e "Luna di miele"), di cui però non dice il titolo...
 
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tommaso berra
view post Posted on 13/9/2010, 14:28




CITAZIONE (L'ora d'oro @ 13/9/2010, 10:33)
Sollecitato da Tommaso Berra, espongo il mio dubbio.
Siamo sicuri che "Il cavallo venduto" sia stato scritto negli anni Quaranta, in Svizzera (come sostiene la "vulgata")?
Quali prove abbiamo? Io so – perché lo dice in una lettera a Felice Menghini – che nel 1945 Scerbanenco scrive un nuovo romanzo "svizzero" (dopo "Non rimanere soli" e "Luna di miele"), di cui però non dice il titolo...

Fa molto bene L'Ora d'oro a seminare qualche dubbio sulla datazione de Il cavallo venduto, che questo forum ha inserito, sulla base della vulgata di cui il nostro amico parla, nella sezione Le opere dell'esilio svizzero. Cercherò di chiarire la questione, per come mi è possibile premettendo doverosamente che non ho letto ancora questo romanzo. Sappiamo per certo che fu pubblicato per la prima volta nel 1963 dall'editore Rizzoli che correttamente scrive: prima edizione, agosto 1963. Sappiamo inoltre che Nunzia Monanni, nella arcinota Cronologia, ha scritto nel paragrafo intitolato "1963, Milano":"Nello stesso anno Rizzoli pubblica Il cavallo venduto, un romanzo di fantascienza scritto in Svizzera durante gli anni di guerra". Ecco: la vulgata di cui parla L'Ora d'oro è autorevolmente supportata dalla compagna di Giorgio. Ma c'è di più: dal risvolto di copertina emerge chiaramente che il romanzo fu scritto diverso tempo prima del 1963. Ecco che cosa scrive l'editore:" ... questo è un libro ben diverso (da quelli scritti per le riviste femminili n.d.a.) e impegnato: il suo 'romanzo segreto' che dopo molte incertezze si è convinto a pubblicare, sfidando con la consapevolezza del rischio il giudizio dei lettori e della critica ...". Queste parole mi fanno pensare che Scerbanenco tenne nel cassetto per molti anni Il cavallo venduto. Ho letto inoltre, e mi è stato detto, che si tratta di un romanzo molto cupo. E anche questo conduce, per la genesi, agli anni della guerra, come ben sa L'ora d'oro. In ogni caso credo si possa dire che Fabriani ha basato il suo pur interessante articolo su una data fasulla, quella di pubblicazione, che non coincide con la data di stesura di questo "romanzo segreto".

Edited by tommaso berra - 10/1/2013, 13:36
 
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3 replies since 12/9/2010, 13:49   788 views
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