La sabbia non ricorda, L'amata Lignano di Scerbanenco

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Grea[t]!
view post Posted on 8/11/2009, 12:09




La sabbia non ricorda è’ il romanzo in cui il genere nero (o giallo, a seconda del colore di preferenza ) e quello rosa si fondono in un’unica grande storia che respira e si evolve, pagina dopo pagina, senza dare veri punti di riferimento al lettore. E’ questo un taglio che accomuna molti romanzi nella produzione di Scerbanenco, dove il genere rosa è molto spesso accompagnato dai moti interiori dei protagonisti e da vicende personali pregresse che evidenziano tutto il nero dell’animo umano. Magari non abbiamo un delitto, ma possiamo tranquillamente dire che in molti dei romanzi rosa dello scrittore possiamo ritrovare alcuni tratti del genere giallo.
In questo caso il delitto c'è, eccome se c'è.
La trama risulta chiara fin dalle prime pagine: un corpo senza vita trovato sulla spiaggia di Lignano, un giovane ragazzo benestante che teme di essere incastrato per l’omicidio che non ha commesso, e la polizia - rappresentata da un brillante agente dell’Interpol - che dovrà fare chiarezza su quanto è accaduto. Poi c’è Michela, la protagonista femminile, la figlia del commissario di polizia, pronta a concedersi ad un amore inatteso e inaspettato per quelle circostanze.
Le dinamiche psicologiche e sociali che muovono i personaggi sono, come sempre in Scerbanenco, descritte straordinariamente. Questo, insieme ad una storia vivace e difficile da interpretare costituiscono i punti di forza di un romanzo davvero appassionante.
Uno spunto di riflessione lo fornisce, infine, l’ambientazione. Lignano Sabbiadoro è il luogo dove Scerbanenco visse gli ultimi anni della sua vita. Amava questo luogo conosciuto per caso con la sua ultima compagna Nunzia Monanni, in una delle loro tante gite. Qui d’estate si rifugiava con le sue due figlie, dedito alla stesura dei prossimi romanzi. Vi ambientò anche Al mare con la ragazza.
Era la Lignano degli anni Sessanta, quella ancora priva di stabilimenti balneari, la Lignano della spiaggia che non finiva più e della pineta, quella delle dune e dei casolari dei pescatori, tanto cari allo scrittore.
Fu il luogo dove Scerbanenco scrisse Venere privata e dove nacque così il noir italiano.
 
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tommaso berra
view post Posted on 1/12/2009, 18:35




"la sabbia non ricorda" è certamente un gran bel romanzo in cui scerbanenco riesce a fondere in modo armonioso vari elementi narrativi tra cui spiccano una vera e propria trama gialla e una complicata storia d'amore imperniata su michela, chela, una delle grandi donne scerbanenchiane. in questa sede vorrei soffermarmi però su alcune pagine in particolare che descrivono (capitolo 25) l'interrogatorio cui viene sottoposta ad amburgo "la gentilissima ingegner gertrude leuter" da parte di un poliziotto italiano, "l'illustrissimo dottor silvano colli" detto "l'angelo d'acciaio", alla presenza di un altrettanto "illustrissimo" poliziotto tedesco, il dottor hermann klugen. credo che siamo in presenza di pagine di altissimo umorismo e sono portato a dire (ma mi farebbe piacere essere smentito, così potremmo aprire una discussione specifica) che si tratta però di un'incursione episodica di scerbanenco in questo stile letterario. e se così fosse sarebbe un peccato.
voglio farvi qualche esempio e vi assicuro che leggendo queste pagine ho riso più volte.
gertrude leuter è una turista tedesca di buona famiglia che a lignano sabbiadoro (ma il dottor klugen pronuncia lig-nano) si è concessa un paio di avventure sentimentali che ora, nell'ufficio di polizia di amburgo, mettono in un certo imbarazzo "l'illustrissimo dottor klugen" che tra un inchino e l'altro (ci sono molti inchini in queste pagine) cerca di prendere le difese della sua connazionale in nome di una sorta di onore germanico da tutelare nei confronti dell'irritante investigatore italiano che mette il naso nella vita privata della "gentilissima ingegner gertrude leuter".
ecco come scerbanenco descrive la situazione dopo che "l'angelo d'acciaio" ha assestato un paio di colpi investigativi alla bella tedesca, che era stata malmenata dal suo amante italiano:"il dottor klugen, ascoltandolo, era un poco arrossito per il fastidio e aveva continuato a guardare una matita gialla che era sulla scrivania, esattamente in linea orizzontale davanti a lui. non ignorava gli incidenti che potevano accadere a una bonaria e ingenua turista tedesca all'estero, specialmente in italia, ve ne erano alcune che tornavano in patria attendendo un bambino, ma in un certo senso gli incidenti accaduti all'ingegner gertrude leuter potevano considerarsi più penosi, e gli dispiacevano. molto, molto."
questo "molto, molto" lo trovo perfetto e scerbanenco lo ripete poco dopo da maestro, tratteggiando così il compitissimo poliziotto della città anseatica come una figura altamente umoristica. quando infatti il poliziotto italiano dimostra che l'ingegner leuter ha versato molto denaro al suo giovane amante, scerbanenco nota: "il dottor klugen, ora, non provò nessun conforto, neppure nel fissare la matita gialla sulla scrivania. quel particolare dei soldi, se vero, lo feriva troppo. passi che una ragazza di buona famiglia amburghese facesse una scorribanda amorosa in italia. passi che perdesse il buon senso per un tipo che la prendeva a calci e minacciasse di sfregiarla. ma che poi sovvenzionasse anche questo tipo, la cosa era spiacevole. molto, molto".
sicché al termine dell'interrogatorio "il dottor klugen ringraziò gertrude, le strinse la mano e l'accompagnò alla porta. anche se non era una perla di virtù era una bella ragazza e le fece un ultimo inchino col capo, non alla sua poca virtù, ma alla sua molta bellezza".
mi sono dilungato un po', ma queste pagine le trovo davvero straordinarie. tanto più che riguardano una situazione drammatica, perché si tratta di un'indagine per omicidio e gertrude si trova in una posizione delicata. molto, molto, direi parafrasando il simpatico klugen.
si potrebbe anche osservare che in questo capitolo scerbanenco "si vendica" dei tedeschi (conosciamo il suo odio per il nazismo). lo fa canzonando elegantemente "l'illustrissimo dottor klugen", lo fa ricordando al lettore le scorribande amorose delle donne tedesche sulla riviera adriatica, che hanno alimentato il mito del maschio latino, ma lo fa comunque in modo bonario, umano, umoristico appunto, nel senso pirandelliano della benevolenza e comprensione delle fragilità della natura umana. grande giorgio, anche in questo.

Edited by tommaso berra - 12/1/2010, 18:36
 
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Grea[t]!
view post Posted on 2/12/2009, 10:04




CITAZIONE (tommaso berra @ 1/12/2009, 18:35)
si potrebbe anche osservare che in questo capitolo scerbanenco "si vendica" dei tedeschi (conosciamo il suo odio per il nazismo). lo fa canzonando elegantemente "l'illustrissimo dottor klugen", lo fa ricordando al lettore le scorribande amorose delle donne tedesche sulla riviera adriatica, che hanno alimentato il mito del maschio latino, ma lo fa comunque in modo bonario, umano, umoristico appunto, nel senso pirandelliano della benevolenza e comprensione delle fragilità della natura umana. grande giorgio, anche in questo.

Credo sia esattamente come tu hai osservato. Scerba si vendica dei tedeschi canzonandoli, con un tocco di umorismo e soprattutto, dici benissimo, comprendendo la fragilità dell'animo umano, anche di un "nemico". Questo è tipico di Scerba, che non lancia mai apertamente strali roboanti contro chi è nel torto - o contro chi lui pensa che lo sia -, non giudica i suoi personaggi, ma prova sempre ad entrare nella loro psicologia, a mettersi nei loro panni, eventualmente tirando qualche stoccatina fine - molto, molto - con sottile ironia, come in questo caso.
Ottimo intervento, tommaso.
 
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tommaso berra
view post Posted on 2/12/2009, 10:30




lieto che tu condivida il mio intervento. ma ancor più lieto se partendo da questo cominciassimo a dare la caccia allo scerbanenco umorista, segnalando tutte le eventuali pagine in cui giorgio si cimenta con questa difficilissima arte. il capitolo 25 de "la sabbia non ricorda" mi ha colpito in modo particolare come alta vetta di umorismo, ma ora mi chiedo e vi chiedo: non ci sono pagine umoristiche anche nel ciclo jelling (matchy?), non c'è umorismo finanche in duca lamberti (mascaranti?)?. sono ricordi vaghi i miei, dovrei metterli a fuoco. si accettano aiuti, naturalmente.
 
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orrest
view post Posted on 11/3/2010, 17:18




Lignano che si vede e legge da lontano, lignano pineta e poi lignano sabbiadoro. Prima di tutto questo ho notato divorando questo splendido romanzo, thriller novel, ovvero qualunque altra cosa o in qualunque altro modo si voglia definire il genere di scerbanenco. C'è uno sfondo, importantissimo, che sono i luoghi dove si consuma l'omicidio, coorte che è, a mio parere, vera protagonista del romanzo. La spiaggia e il mare, guardato da lontano è ammirato, ognuno per qualcosa di diverso e con una sfaccettatura particolare dai diversi co protagonisti della storia. C'è Cheletta che ama il mare e in esso si confonde quando il peso angosciante della sua stessa vita diventa prospettiva di un nuovo amore. C'è Roberto che con il paesaggio ha un rapporto fondamentale. C'è Silvestro Lorè, funzionario del ministero che al mare, anzi all'acqua di Venezia si avvicina solo quando sente e vede la figlia felice...c'è giannuzzo che, sebbene morto, segue con noi lettori tutta la vicenda, con la sua sicilianità marcata.
In questo romanzo ho visto anche - e su questo vorrei scambio con tutti voi - la simbologia del fiume verde associata alla malattia dell'anima, laddove è vero che l'acqua è purificazione questa associata al colore verde è lo stato d'animo di Michela, che si sta lasciandoi andare lentamente guardando il fiume che scorre sotto la casa di Sebastiano Arrighi.
 
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tommaso berra
view post Posted on 11/3/2010, 19:16




CITAZIONE (orrest @ 11/3/2010, 17:18)
Lignano che si vede e legge da lontano, lignano pineta e poi lignano sabbiadoro. Prima di tutto questo ho notato divorando questo splendido romanzo, thriller novel, ovvero qualunque altra cosa o in qualunque altro modo si voglia definire il genere di scerbanenco. C'è uno sfondo, importantissimo, che sono i luoghi dove si consuma l'omicidio, coorte che è, a mio parere, vera protagonista del romanzo. La spiaggia e il mare, guardato da lontano è ammirato, ognuno per qualcosa di diverso e con una sfaccettatura particolare dai diversi co protagonisti della storia. C'è Cheletta che ama il mare e in esso si confonde quando il peso angosciante della sua stessa vita diventa prospettiva di un nuovo amore. C'è Roberto che con il paesaggio ha un rapporto fondamentale. C'è Silvestro Lorè, funzionario del ministero che al mare, anzi all'acqua di Venezia si avvicina solo quando sente e vede la figlia felice...c'è giannuzzo che, sebbene morto, segue con noi lettori tutta la vicenda, con la sua sicilianità marcata.
In questo romanzo ho visto anche - e su questo vorrei scambio con tutti voi - la simbologia del fiume verde associata alla malattia dell'anima, laddove è vero che l'acqua è purificazione questa associata al colore verde è lo stato d'animo di Michela, che si sta lasciandoi andare lentamente guardando il fiume che scorre sotto la casa di Sebastiano Arrighi.

Anche in questo romanzo, dice bene Orrest, c'è l'Adriatico vivente di Scerbanenco, che s'affianca con forza ai personaggi umani. Rispetto a "I diecimila angeli", altro grande romanzo adriatico di cui ho parlato in questa sezione, l'Adriatico de "La sabbia non ricorda" è meno selvaggio, estivo, con i suoi juke-box che suonano ripetutamente "Morgen" e i turisti tedeschi che lo riempiono giorno e notte. Ma conserva tuttavia una suggestiva scontrosità, una sua dignità di luogo anche dello spirito e della contemplazione, pur nel frastuono delle vacanze. Non ho dubbi che "La sabbia" sia una delle opere migliori di Giorgio. Anch'io l'ho divorato. Non sono in grado, purtroppo, di rispondere a Orrest sulla possibile simbologia del "fiume verde" perché non ho ancora letto l'omonimo romanzo. Sarebbe materia per Marianna de Leyva, visto che anche ne "La sabbia" è centrale la malattia mentale in forma di grave depressione di Chela. Ma Marianna è un po' scomparsa. Se avesse letto anche "La sabbia", il suo sarebbe un intervento da Cassazione!
 
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bes
view post Posted on 24/5/2010, 00:34




leggo con curiosità la vostra discussione sulla Sabbia non ricorda. Mi è piaciuto lo spunto di tommaso berra sull'umorismo di Scerbi. Non sono però tanto d'accordo quando definisce Michela una delle grandi donne di Scerbi. A me sembra che siamo ben lontani dalla veramente grande Livia Ussaro. Non per nulla è la proiezione dei sogni dell'adolescente detective Alberto. Un'ultima osservazione, che però è legata alla mia opinione che Cheletta non sia assolutamente una delle grandi donne di Scerbi: al centro della Sabbia non ricorda non c'è la malattia mentale in forma di grande depressione di Chela, ma l'amara ironia e perfino il sarcasmo di Scerbi nei confronti dello stile di vita (nota bene, stile, non vita) della borghesia italiana dei primi anni '60.
 
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Grea[t]!
view post Posted on 24/5/2010, 10:30




CITAZIONE (bes @ 24/5/2010, 01:34)
leggo con curiosità la vostra discussione sulla Sabbia non ricorda. Mi è piaciuto lo spunto di tommaso berra sull'umorismo di Scerbi. Non sono però tanto d'accordo quando definisce Michela una delle grandi donne di Scerbi. A me sembra che siamo ben lontani dalla veramente grande Livia Ussaro. Non per nulla è la proiezione dei sogni dell'adolescente detective Alberto. Un'ultima osservazione, che però è legata alla mia opinione che Cheletta non sia assolutamente una delle grandi donne di Scerbi: al centro della Sabbia non ricorda non c'è la malattia mentale in forma di grande depressione di Chela, ma l'amara ironia e perfino il sarcasmo di Scerbi nei confronti dello stile di vita (nota bene, stile, non vita) della borghesia italiana dei primi anni '60.

Ciao bes, benvenuto/a tra di noi! :lol:
Che piacere vedere che un nuovo utente entra subito nelle discussioni sui romanzi scerbanenchiani. Ottimo e spero che continuerai a dirci la tua anche riguardo ad altri romanzi. ;)

Rispetto a ciò che scrivi concordo sul fatto che vi sia molta distanza tra Michela e Livia di Lamberti. Livia Ussaro è tutt'altra tempra rispetto alla giovane e per certi versi ingenua Michela. Lei rimane secondo me il motore di tutto, legata in modi diversi a tutti i protagonisti maschili della storia, e in accordo con i canoni dell'autore che colloca quasi sempre una figura femminile nel cuore dei suoi scritti.
Per quanto riguarda il sarcasmo verso lo stile di vita borghese, intendi forse una critica verso la stessa Cheletta e il suo ambiente, inteso appunto come stile di pensiero?

Edited by Grea[t]! - 24/5/2010, 13:23
 
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bes
view post Posted on 27/5/2010, 08:22




grazie del benvenuto, Grea[t]!
certo che Michela è il motore di tutto come dici tu. Il romanzo nasce rosa come mostra la copertina della prima edizione che avete fatto benissimo a pubblicare. Il fatto che Scerbi scelga come eroina una come Michela, Chela, Cheletta, Nervetti è tutto un programma. Secondo me sono evidenti sia la critica sociale, sia la parodia del genere rosa. Nelle parti in cui il narratore tiene il punto di vista di Cheletta e soprattutto la voce (e ci sono interi capitoli)
il linguaggio è da fotoromanzo. Non è un caso che la scena nel ristorante di Ostia dove interviene la virago moglie di Aligi sembri la scena dello Sceicco bianco, quando Aida (gina mascetti) va a riprendersi il marito Fernando Rivoli (alberto sordi). Il capolovoro in cui Fellini ironizza pesantemente sui fotoromanzi e sulle loro lettrici è del 1952, secondo me Scerbi quando usciva a comprarsi un nastro nuovo per la macchina da scrivere, se per caso passava davanti a un cinema dove davano Lo sceicco bianco, entrava di sicuro a farsi due risate.
Tra le donne di Scerbi, oltre a Livia e forse la sorella di Duca, quali sono quelle diverse dalla 'passiva' Cheletta?
 
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Grea[t]!
view post Posted on 28/5/2010, 11:15




CITAZIONE (bes @ 27/5/2010, 09:22)
grazie del benvenuto, Grea[t]!
certo che Michela è il motore di tutto come dici tu. Il romanzo nasce rosa come mostra la copertina della prima edizione che avete fatto benissimo a pubblicare. Il fatto che Scerbi scelga come eroina una come Michela, Chela, Cheletta, Nervetti è tutto un programma. Secondo me sono evidenti sia la critica sociale, sia la parodia del genere rosa. Nelle parti in cui il narratore tiene il punto di vista di Cheletta e soprattutto la voce (e ci sono interi capitoli)
il linguaggio è da fotoromanzo. Non è un caso che la scena nel ristorante di Ostia dove interviene la virago moglie di Aligi sembri la scena dello Sceicco bianco, quando Aida (gina mascetti) va a riprendersi il marito Fernando Rivoli (alberto sordi). Il capolovoro in cui Fellini ironizza pesantemente sui fotoromanzi e sulle loro lettrici è del 1952, secondo me Scerbi quando usciva a comprarsi un nastro nuovo per la macchina da scrivere, se per caso passava davanti a un cinema dove davano Lo sceicco bianco, entrava di sicuro a farsi due risate.
Tra le donne di Scerbi, oltre a Livia e forse la sorella di Duca, quali sono quelle diverse dalla 'passiva' Cheletta?

Magnifica la tua analisi, bes. Soprattutto la suggestione cinematografica mi lascia molto favorevole, oltre che colpito per la finezza della tua lettura de La Sabbia. La cinematografia è uno degli aspetti più approfonditi dall'autore, che utilizza le pellicole (e non solo, Giorgio richiama direttamente, fuori dalla pellicola, attori e protagonisti del cinema italiano ed internazionale!) come scenografia dei suoi romanzi. E' un piacere notare, lettura dopo lettura, come i riferimenti siano precisi e ben ponderati, mai messi a caso o fine a se stessi, e funzionali soprattutto alla visualizzazione del romanzo, una cosa che solo i grandi scrittori riescono ad imbastire.
L'esempio più calzante che mi viene in mente è l'incipit de La mia ragazza di Magdalena. Martino Correal, braccato da dei gangster, si rifugia in un cinema, è la terza volta che entra in quel cinema. E' nervoso Martino, si sente addosso gli occhi di tutti, crede che tutti in quel cinema possano essere spie di Carter, l'uomo che vuole fargli la pelle. Sprofonda sulla poltroncina, con le mani ai bordi del viso per nascondersi il più possibile e... guarda Giorgio che ti combina.

"Alzai un momento lo sguardo sullo schermo, cercando di distrarmi un poco dai miei pensieri, e capii subito che film davano, Duello al sole. Conoscevo bene quei posti, perchè vi ero nato. Vi avevo trascorso la mia giovinezza, avevo conosciuto lì la prima ragazza. Adesso, sullo schermo, Gregory Peck e Jennifer Jones cavalcavano per il deserto. Il cavallo nero di Gregory Peck mi ricordò il primo cavallo che mio padre mi fece montare quando non avevo neppure dodici anni. Era una bestia nevrastenica come quella che cavalcava Gregory Peck e dopo neppure mezzo minuto mi aveva scaraventato per terra. Presi un colpo di testa e stetti all'ospedale di Santa Rita quasi un mese, e più tardi seppi che la mamma aveva inseguito il papà col fucile in mano gridandogli che era un incosciente a lasciar montare un ragazzo su una bestia simile.
Poi sulla schermo venne quella famosa scena del duello, ve la ricorderte, Jennifer Jones e Gregory Peck s'inseguono per il deserto, tra le rocce, si sparano colpi di fucile, e alla fine si abbracciano tutti insanguinati. A me quello che interessò non fu la storia d'amore, avevo altro per la testa, ma furono quelle rocce, quella sabbia, quelle piante nane e secche come fossero di pietra. Era la mia terra, era il Nuovo Messico, era laggiù che ero nato. Da quanti anni, Dio mio, ero lontano da quei luoghi, non respiravo quell'aria, non pensavo più neppure a quel piccolo angolo di mondo che avevo lasciato da ragazzo? Forse da quindici, sedici anni, non volli neppure fare il calcolo perchè avevo la gola chiusa."


Quando la storia del romanzo si fonde con la fotografia cinematografica allora puoi osservare quello che leggi. E questo non è da tutti.

Mi hai poi chiesto se ci sono altre donne scerbanenchiane lontane come impeto e tempra dalla Cheletta de La Sabbia
Certo che ce ne sono, e tante. Te ne voglio segnalare tre, rimandandoti anche, se ti va di darci un'occhiata, alla discussione in Bacheca sulle Donne Scerbanenchiane.
Le prima donna è proprio la parte femminile di La mia ragazza di Magdalena, Zunita. Una ragazza fuorilegge e controversa, pronta all'azione proprio come la Livia di Lamberti.
La seconda mi piace vederla come la sorella di Zunita, e cioè Rossa. Dico sorella perchè Rossa (il romanzo porta il nome della protagonista) appartiene allo stesso ciclo de La mia ragazza, il Nuovo Messico appunto. Rossa è un fuoco, volontà e tenacia, ma anche femminilità e romanticismo, peculiarità meno evidenti in Zunita.
Infine Annalisa di Annalisa ed il passaggioa a livello. Questo romanzo è l'unicum scerbanenchiano, come questo non ne troverai altri. Annalisa non è positiva o negativa, non è un personaggio, non è una donna o una persona: Annalisa incarna una filosofia, un modo di vivere ed essere (ma forse sarebbe meglio dire non vivere e non essere) frutto della spietatezza del secondo conflitto mondiale.

Ma adesso dimmi bes, La sabbia non ricorda è il tuo primo Scerbanenco? Oppure hai già letto altro? :)
 
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bes
view post Posted on 29/5/2010, 05:10




viva la miseria, Grea[t], mi fa piacere che mi abbia preso sul serio, ma adesso la ricchezza della tua risposta mi costringe in primis a rivedermi Duello al sole nelle more che mi arrivi il romanzo con quell'incipit irresistibile che hai postato, in secundis a procurarmi Annalisa e le Zunite. Grazie.
Quanto alla domanda su quanto di Scerbi conosco, dalle mie affermazioni dovresti per lo meno accreditarmi se non tutto il ciclo del Duca, almeno Venere privata, visto che parlo di Livia e Lorenza. Non conosco molto altro, mi ricordo per esempio che tempo fa ero rimasto deluso dalla scomparsa di Tommaso Berra dal ciclo di Jelling dopo solo tre romanzi. Lo psicopatologo era perfetto come narratore e i testi guadagnavano tanto in ironia.
 
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tommaso berra
view post Posted on 31/5/2010, 22:05




Ho letto solo superficialmente il supplemento di dibattito su "La sabbia non ricorda" innescato dall'intervento di Bes e mi riprometto di leggerlo meglio prossimamente dati i numerosi spunti che egli ci propone. Una cosa però posso dirla subito: Bes ha perfettamente ragione, Cheletta non è una grande donna scerbanenchiana. E' una bella figura di donna, qualcosa della grande donna scerbanenchiana ce l'ha; se non ricordo male fuoriesce dalla sua depressione per altruismo, ma la grande donna scerbanenchiana è tutt'altra cosa. E' Livia Ussaro, è Edoarda di "Al mare con la ragazza", è Vivi di "Uomini e colombe", è Gertrude di "Johanna della foresta", è Fabia di "Anime senza cielo", è Giovanna de "I diecimila angeli". E tante altre. "La sabbia non ricorda" è uno dei miei primi Scerbanenco e il mio giudizio su Cheletta è stato certamente affrettato. Ringrazio perciò Bes di averlo corretto e di aver apprezzato gli spunti sull'umorismo di Scerbanenco relativi a quel piccolo gioiello che è il capitolo 25 de "La sabbia non ricorda".
 
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tommaso berra
view post Posted on 1/6/2010, 18:36




CITAZIONE (tommaso berra @ 31/5/2010, 23:05)
... ma la grande donna scerbanenchiana è tutt'altra cosa. E' Livia Ussaro, è Edoarda di "Al mare con la ragazza", è Vivi di "Uomini e colombe", è Gertrude di "Johanna della foresta", è Fabia di "Anime senza cielo", è Giovanna de "I diecimila angeli". E tante altre.

Ho omesso, ma desidero rimediare, Mutti Aral di "Non rimanere soli", che Andrea Paganini definisce giustamente figura archetipa delle grandi donne scerbanenchiane.
 
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orrest
view post Posted on 2/6/2010, 09:59




Ma anche Elsa, merita a mio parere il titolo di donna scerbanenchiana, o no?
E sulla sabbia mi riprometto di tornarci, qualcosa in più vorrei dirla.
 
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tommaso berra
view post Posted on 2/6/2010, 10:07




CITAZIONE (orrest @ 2/6/2010, 10:59)
Ma anche Elsa, merita a mio parere il titolo di donna scerbanenchiana, o no?
E sulla sabbia mi riprometto di tornarci, qualcosa in più vorrei dirla.

Certo, anche Elsa. Sono tante le grandi donne scerbanenchiane ed io ho fatto l'elenco delle prime che mi sono venute in mente. Però, attenzione: se in Scerbanenco prevale la donna non è detto che non si trovino anche grandi figure maschili. Sono più rare, ma ci sono. Potremmo cimentarci a trovarne qualcuna. Quesito: Alberto Missaglia de "La sabbia non ricorda" rientra in questa casistica?
 
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23 replies since 8/11/2009, 12:09   1268 views
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