CITAZIONE (bes @ 27/5/2010, 09:22)
grazie del benvenuto, Grea[t]!
certo che Michela è il motore di tutto come dici tu. Il romanzo nasce rosa come mostra la copertina della prima edizione che avete fatto benissimo a pubblicare. Il fatto che Scerbi scelga come eroina una come Michela, Chela, Cheletta, Nervetti è tutto un programma. Secondo me sono evidenti sia la critica sociale, sia la parodia del genere rosa. Nelle parti in cui il narratore tiene il punto di vista di Cheletta e soprattutto la voce (e ci sono interi capitoli)
il linguaggio è da fotoromanzo. Non è un caso che la scena nel ristorante di Ostia dove interviene la virago moglie di Aligi sembri la scena dello Sceicco bianco, quando Aida (gina mascetti) va a riprendersi il marito Fernando Rivoli (alberto sordi). Il capolovoro in cui Fellini ironizza pesantemente sui fotoromanzi e sulle loro lettrici è del 1952, secondo me Scerbi quando usciva a comprarsi un nastro nuovo per la macchina da scrivere, se per caso passava davanti a un cinema dove davano Lo sceicco bianco, entrava di sicuro a farsi due risate.
Tra le donne di Scerbi, oltre a Livia e forse la sorella di Duca, quali sono quelle diverse dalla 'passiva' Cheletta?
Magnifica la tua analisi, bes. Soprattutto la suggestione cinematografica mi lascia molto favorevole, oltre che colpito per la finezza della tua lettura de La Sabbia. La cinematografia è uno degli aspetti più approfonditi dall'autore, che utilizza le pellicole (e non solo, Giorgio richiama direttamente, fuori dalla pellicola, attori e protagonisti del cinema italiano ed internazionale!) come scenografia dei suoi romanzi. E' un piacere notare, lettura dopo lettura, come i riferimenti siano precisi e ben ponderati, mai messi a caso o fine a se stessi, e funzionali soprattutto alla
visualizzazione del romanzo, una cosa che solo i grandi scrittori riescono ad imbastire.
L'esempio più calzante che mi viene in mente è l'incipit de La mia ragazza di Magdalena. Martino Correal, braccato da dei gangster, si rifugia in un cinema, è la terza volta che entra in quel cinema. E' nervoso Martino, si sente addosso gli occhi di tutti, crede che tutti in quel cinema possano essere spie di Carter, l'uomo che vuole fargli la pelle. Sprofonda sulla poltroncina, con le mani ai bordi del viso per nascondersi il più possibile e... guarda Giorgio che ti combina.
"Alzai un momento lo sguardo sullo schermo, cercando di distrarmi un poco dai miei pensieri, e capii subito che film davano, Duello al sole. Conoscevo bene quei posti, perchè vi ero nato. Vi avevo trascorso la mia giovinezza, avevo conosciuto lì la prima ragazza. Adesso, sullo schermo, Gregory Peck e Jennifer Jones cavalcavano per il deserto. Il cavallo nero di Gregory Peck mi ricordò il primo cavallo che mio padre mi fece montare quando non avevo neppure dodici anni. Era una bestia nevrastenica come quella che cavalcava Gregory Peck e dopo neppure mezzo minuto mi aveva scaraventato per terra. Presi un colpo di testa e stetti all'ospedale di Santa Rita quasi un mese, e più tardi seppi che la mamma aveva inseguito il papà col fucile in mano gridandogli che era un incosciente a lasciar montare un ragazzo su una bestia simile.
Poi sulla schermo venne quella famosa scena del duello, ve la ricorderte, Jennifer Jones e Gregory Peck s'inseguono per il deserto, tra le rocce, si sparano colpi di fucile, e alla fine si abbracciano tutti insanguinati. A me quello che interessò non fu la storia d'amore, avevo altro per la testa, ma furono quelle rocce, quella sabbia, quelle piante nane e secche come fossero di pietra. Era la mia terra, era il Nuovo Messico, era laggiù che ero nato. Da quanti anni, Dio mio, ero lontano da quei luoghi, non respiravo quell'aria, non pensavo più neppure a quel piccolo angolo di mondo che avevo lasciato da ragazzo? Forse da quindici, sedici anni, non volli neppure fare il calcolo perchè avevo la gola chiusa." Quando la storia del romanzo si fonde con la fotografia cinematografica allora puoi osservare quello che leggi. E questo non è da tutti.
Mi hai poi chiesto se ci sono altre donne scerbanenchiane lontane come impeto e tempra dalla Cheletta de La SabbiaCerto che ce ne sono, e tante. Te ne voglio segnalare tre, rimandandoti anche, se ti va di darci un'occhiata, alla discussione in Bacheca sulle Donne Scerbanenchiane.
Le prima donna è proprio la parte femminile di La mia ragazza di Magdalena, Zunita. Una ragazza fuorilegge e controversa, pronta all'azione proprio come la Livia di Lamberti.
La seconda mi piace vederla come la sorella di Zunita, e cioè Rossa. Dico sorella perchè Rossa (il romanzo porta il nome della protagonista) appartiene allo stesso ciclo de La mia ragazza, il Nuovo Messico appunto. Rossa è un fuoco, volontà e tenacia, ma anche femminilità e romanticismo, peculiarità meno evidenti in Zunita.
Infine Annalisa di Annalisa ed il passaggioa a livello. Questo romanzo è
l'unicum scerbanenchiano, come questo non ne troverai altri. Annalisa non è positiva o negativa, non è un personaggio, non è una donna o una persona: Annalisa incarna una filosofia, un modo di vivere ed essere (ma forse sarebbe meglio dire non vivere e non essere) frutto della spietatezza del secondo conflitto mondiale.
Ma adesso dimmi bes, La sabbia non ricorda è il tuo primo Scerbanenco? Oppure hai già letto altro?