| Partiamo col dire che questo romanzo fu pubblicato tra il 1950 e il 1951 a puntate su “Novella”. La firma del romanzo recitava John Colemoore, pseudonimo al quale Scerbanenco era solito affidare l’origine di alcuni suoi romanzi. Il titolo del romanzo era Innamorati. Storia a puntate, un titolo così, ed ecco che tutti pensano che Scerbanenco abbia scritto un romanzo rosa, dove magari gli elementi della storia rimangono secondari rispetto ai protagonisti, facendo come da contorno all’unica portata: l’amore folle, reciproco, incondizionato, messo in pericolo ma alla fine sempre vincente. Storie sognanti o quasi, scritte in bello stile dove domina la morale in cui il romanzo è ambientato e dove accade puntualmente quello che il lettore si aspetta. Bene. Scerbanenco non scrive nulla di tutto questo. Ciò che gli attenti conoscitori dell’autore mi avevano subito segnalato, e quello che io stesso ho potuto già constatare nella lettura de La sabbia non ricorda, Il fiume verde e La ragazza dell’addio, in Rossa diviene limpidissimo: Scerbanenco non scrive romanzi rosa, dando al termine rosa il significato precedente. Mai fu più appropriata, infatti, la decisione della famiglia dello scrittore di modificare il titolo del romanzo in Rossa, nelle ristampe successive. Ecco dunque l'altro monito: stolto è colui che crede che Scerbanenco abbia scritto romanzi sdolcinati! Mi accaloro - sempre metaforicamente e senza far rimaner male alcun lettore del forum - perché Rossa è semplicemente un romanzo magnifico, coinvolgente e tecnicamente perfetto, uno dei migliori Scerbanenco. Il fatto di aver finito il romanzo in appena cinque ore di meravigliosa e solitaria lettura notturna non deve essere una prova del valore di questo libro - non ce n’è alcun bisogno - ma semplicemente testimonia come, intrapresa la lettura, non si possa far a meno di arrivare rapidamente all’ultima pagina, quasi impossibilitati materialmente a togliere le mani dal volume Sellerio. Rossa. “Ma chi è questa Rossa?” mi domandò tommaso berra nel nostro ultimo incontro vis à vis. Rossa è un’india, una bellissima provocante india appartenente alla tribù dei Laguna, nel Nuovo Messico. Caro Scerbancredi, ci hai detto che Rossa non è un romanzo rosa, anzi ti adiri anche se solo lo si pensa. Ma allora cos’è Rossa? Rossa è certamente una storia d’amore, ma l’amore che Scerbanenco descrive è inusuale: è l’unione forte tra due persone, unione interiore ma anche molto fisica, dove non trovano spazio le consuetudini del genere rosa come il rispetto della morale comune o lo stile candidamente affrescato. Il fatto che Rossa e Roy - il protagonista maschile della storia - siano una cosa sola non garantisce infatti che loro saranno felici per il resto della vita. L’amore che li anima è uno spirito vitale che li sorregge e li aiuta ad opporsi alle avversità del destino. In questo romanzo c’è dunque molto di più del puro sentimento. C’è prima di tutto l’importante riflessione sull’odio razziale e sull’integrazione: non dimentichiamo che siamo nel Nuovo Messico e una relazione tra un bianco ed un’india può essere concepita solo come un’avventura di una notte e mai come un rapporto serio. Questo sarà il primo “demone” che i due innamorati dovranno combattere per poter vivere serenamente. Nella parte centrale troveranno spazio i ricordi passati di Roy, ricordi aspri e molto noir, di quelli che difficilmente abbandonano l’anima di un uomo. E’ proprio da qui in poi che il romanzo si fa grande, sprigionando la sua bellezza, e ci si presenta un’evoluzione inattesa, altamente ricca di tensione. Una storia che evolve e diventa come la trama di un Jelling: appassionante, perfetto nella strutturazione e dal finale imprevedibile. I personaggi diverranno ancor più carismatici e conflittuali, tipi appunto da romanzo noir, come se stessimo parlando di un episodio di Duca. In Rossa ci sono alcuni passaggi, alcune parole pronunciate da Roy, che se venissero proposte ad un lettore di Scerbanenco, egli ci direbbe che tali citazioni sono state sicuramente tratte da Venere privata o da Traditori di tutti, ed invece esse costituiscono il cuore di un romanzo d’amore, con la trama di un Jelling e i personaggi di un Duca Lamberti. Non dite poi che Scerbanenco ha scritto romanzi rosa, vi prego.
Edited by Grea[t]! - 19/11/2009, 17:49
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