Il grande incanto, Il ciclo del Nuovo Messico

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Grea[t]!
view post Posted on 6/12/2009, 19:05




Il grande incanto, seconda edizione, Rizzoli 1948.

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grandeincantort



Edited by Grea[t]! - 29/3/2014, 22:39
 
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tommaso berra
view post Posted on 7/12/2009, 12:08




come ho avuto modo di scrivere nelle "pillole di forum", ma è bene ripetere in questa sede, questa copertina del '48 è di tabet. la firma del disegnatore spicca in rosso nella copertina stessa con la dicitura "illustrazioni di tabet", segno che si trattava di un disegnatore importante il cui nome (a proposito, ci sono altre illustrazioni nel romanzo?) in copertina ben evidenziato avrebbe potuto contribuire alle vendite del volume. si tratta di giorgio tabet, nato a genova nel 1904 e morto a cecina quasi centenario nel 2002. tabet ha illustrato altri romanzi del nostro autore, ad esempio "il fiume verde" e "i milanesi ammazzano al sabato". ecco come il "corriere della sera" diede la notizia della morte di tabet il 5 settembre 2002:




E' morto a 98 anni il disegnatore che illustrò gli «Omnibus» Mondadori
Addio a Tabet, matita della borghesia

Giorgio Tabet è morto a Cecina. Aveva da poco compiuto 98 anni. Per raccontare ai più giovani chi era Tabet, basterebbe dirgli di guardare negli scaffali dei genitori. Dal 1937 sino a tutti gli anni Cinquanta, sono sue le copertine della mondadoriana collana degli «Omnibus»: dalla Mitchell (Via col vento) a Galsworthy (La saga dei Forsyte) fino a Pirandello (Novelle per un anno). Ma il talento di Tabet non sta solo in quelle copertine. Dalla metà degli anni Venti, in una Milano che viveva una prodigiosa stagione di intelligenza per l'ondata immigratoria di artisti e scrittori alla ricerca di uno stipendio, Tabet è stato, con il disegno, cronista insieme ai cronisti di riviste come il Guerin Meschino o (soprattutto) di quotidiani come L' Ambrosiano che era estremamente innovativo nell'uso della fotografia, del disegno e nell' attenzione alla moda, alla vita mondana, teatrale e letteraria. Da un angolo del «Savini», dalla tribuna dell'ippodromo di San Siro, dalle «corbeilles» della Borsa, dai tavoli di Bagutta e del Craja (avamposti della società letteraria), dalle sale esclusive del Clubino e del Circolo dei Dadi, dalle quinte del teatro Manzoni (era, allora, in piazza San Fedele), Tabet ha descritto le eleganze, le «pose», le atmosfere, i tipi del mondo borghese fra le due guerre e oltre, senza le indignazioni del «nemico di classe» George Grosz, senza calcare sul grottesco come i disegnatori di Simplicissimus, ma con una sottile, bonaria complicità che, comunque, non ha mai annebbiato la lucidità del suo sguardo e del suo tratto di penna, di matita. Nell'immenso, lungo lavoro di Tabet, nei suoi innumerevoli disegni, non c' è mai il segno della fatica di mestiere, ma sempre la testimonianza di una divertita passione servita con una straordinaria eleganza di tratto che è il marchio di fabbrica anche della sua vita. G. V.

ed ecco altre due brevi biografie di tabet:


Giorgio TABET 1904-2002

Nasce a Genova (Italia) il 4 febbraio 1904. Nell'estate del 1917 realizza delle copertine con motivi floreali sotto la guida di Giulio Cisari, invitato da suo padre a Varazze perché lo avviasse al disegno e alla pittura. Nel 1925 comincia a collaborare con illustrazioni con il Secolo XX.
Nel novembre del 1926 si trasferisce a Milano, dove divide lo studio-abitazione con Michele Cascella, e comincia a collaborare anche con Lidel, diretta da Gino Valori.
Dalla metà degli anni Venti collabora con il giornale satirico Guerin Meschino e con il quotidiano L'Ambrosiano. Con un segno di particolare eleganza rappresenta il fascino e l'atmosfera del capoluogo lombardo, le «pose», le atmosfere, i tipi del mondo borghese a Milano fra le due guerre e oltre.
Negli anni Trenta illustra copertine e interni di periodici come Il romanzo mensile (dell'editoriale del Corriere della sera) e Gialli economici Mondadori.
Illustratore tra i più noti e apprezzati, realizza le copertine per le collane "Le scie" e "Omnibus" (Mondadori) dal 1937 agli anni Sessanta.
Dalla metà del 1938, per via delle leggi razziali promulgate dal regime fascista, non può più firmare i suoi lavori. Nel 1940 lascia Milano e si rifugia fino al 1944 a Castelluccio di Norcia per sfuggire ai bombardamenti e alle persecuzioni.
Dopo la Liberazione inizia la collaborazione con la Salani. Nell'aprile 1945 nasce il figlio Guido. Nel 1945-1946 collabora con la Domenica del popolo e dal 1949 riprende a illustrare la Domenica del Corriere.
Negli ultimi anni si dedica soprattutto alla pittura, prediligendo il ritratto.
Muore a novantotto anni a Cecina (Livorno, Italia) il 4 novembre 2002. [IN REALTA' 4 SETTEMBRE 2002, nota di tommaso berra]
# A cura di Giovanna Ginex, Guido Lopez, Paola Pallottino. "Giorgio Tabet – il fascino discreto dell'illustrazione", Electa, Milano, 1997. Catalogo edito in occasione della mostra organizzata dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e dalla Biblioteca di via Senato in collaborazione con la Biblioteca Nazionale Braidense, 29 aprile-26 maggio 1997. © 2003/2007 Associazione Franco Fossati, © 2007-2009 Fondazione Franco Fossati


Tabet disegna Marina del Forte. Le sue opere su Grand Hotel e la Domenica del Corriere
il Tirreno — 3 luglio 1998 pagina 1 sezione: CECINA

Amico del grande Ettore Petrolini, vicino ad Anna Magnani i loro ritratti sono due dei suoi capolavori. Ha ritratto tutti i grandi direttore d'orchestra dell'ultimo cinquantennio. Da Toscanini a Riccardo Muti, da Rubinstein nel 1947 ritratto alla Scala a Wilhelm Furtwangler (1949), da Leonard Bernestein (1984) a Bruno Walter (1949), da Pollini ed Abbado, da Igor Stravinky a Goerge Pretre, da Zubin Metha a Vittorio Gui. Sulla Domenica del Corriere, sul Corriere dei Piccoli e Grand Hotel la sua produzione più apprezzata. Ma Giorgio Tabet è stato anche l'animatore di alcuni giornali milanesi quali il Boccaccio, il Guerin Meschino, l'Ambrosiano. Dino Buzzati scrisse nel 1968 sul Corriere della Sera che Tabet «Aveva una diabolica bravura nel cogliere gli elementi fisionomici di una personalità e che era rapidissimo nell'eseguirli. Le sue caricature sempre magistrali, sono infatti buttate giù in pochi secondi». C'è poi un segreto nella vita e nell'arte di Giorgio Tabet. Da quando è diventato «Il pittore di Bagutta» e quindi successore di Mario Vellani Marchi nel ricordare con un dipinto ogni premiazione o con un disegno a colori su una «lista», la festa data dai baguttiani a questo o quell'amico distintosi in un campo o nell'altro, Giorgo Tabet a coloro che gli chiedono un ritratto risponde sempre che è pronto. Ma i ritrattisti di oggi, i vignettisti come li giudica? «Premetto che non ho mai fatto politica e non capisco niente di politica, dico che il miglior disegnatore in assoluto in questo momento è Tullio Pericoli, bravi anche Giannelli e Guarino». E Forattini? «Intelligentissimo nelle idee, come disegno è come qualsiasi altro». Ma lei è ateo? «Non mi ritengo un ateo, dico solo che non credo alle religioni perchè sono costruite dagli uomini». Tra gli amici? «Ettore Petrolini fu un vero amico, però era uno che non dialogava con il pubblico se non in teatro, poi Cimarra, Anna Magnani, Mattoli. Giorgio Tabet è figlio di una famiglia ebrea, benchè lui questa religione non l'abbia mai sposata, per questo durante il periodo fascista con le leggi razziali, dovette fuggire e rifugiarsi per alcuni anni al confine tra Umbria e Abruzzo a Castelluccio di Norcia, mentre la moglie, la bellissima danzatrice austriaca Maria Fahringer trovò rifugio a Grassina nel Fiorentino. Dal 1950 al 1975 è stato insieme a Beltrame e Walter Molino il disegnatore delle pagine di Grand Hotel. Lo scorso anno la Fondazione Mondadori gli ha dedicato una stupenda antologica, che per tre mesi è stata aperta a Milano e visitata dai più grandi personaggi ed artisti del momento. Ora Giorgio Tabet rivive la sua vita, la sua mano è ancora ferma, ma il lavoro è nettamente diminuito, 94 anni, portati benissino, sono pur sempre quasi un secolo di vita e buon per lui, che solo dalla scorso anno ha cessato di guidare la sua Mercedes. Un uomo del quale sentiremo parlare ancora, il suo lavoro è una traccia di storia, un ritrattista che nel campo musicale ha fatto storia. Il premio Bagutta è anche suo. (m.b.)


diciamo anche per giorgio tabet: "diamo a giorgio quel che è di giorgio".

Edited by tommaso berra - 7/12/2009, 14:26
 
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orrest
view post Posted on 7/12/2009, 15:39




un altro giorgio che incrocia o meglio che noi incrociamo sulla nostra strada scerbanenchiana, ricca anche, a quanto leggo e vedo di nuovi filoni da comprendere per fare meglio.
 
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Grea[t]!
view post Posted on 7/12/2009, 20:36




Ottime le note biografiche su Tabet, un omaggio e un ricordo, doversoso, ad un altro Giorgio.
 
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gianni_it
view post Posted on 1/4/2010, 21:55




Retro da lire 300, forse un edizione precedente


image

 
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view post Posted on 10/10/2010, 12:54
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misterG

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CITAZIONE (gianni_it @ 1/4/2010, 22:55)

Retro da lire 300, forse un edizione precedente


(IMG:http://img59.imageshack.us/img59/8603/scansione0009c.jpg)


Infatti, il prezzo di 450 lire è per la seconda edizione, è un bollino applicato sopra il prezzo precedente, si sente lo spessore.
La mia copia che ho trovato questa mattina a Milano contiene anche 12 immagini, divise a gruppi di 3, tra le pagine 56 e 57, 120 e 121, 152 e 153, 200 e 201. Magari posterò queste 12 immagini più avanti, quando avrò un po' di tempo per scannerizzarle tutte.
 
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view post Posted on 29/3/2014, 18:45
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misterG

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Le immagini di Giorgio Tabet ne Il Grande Incanto


GI01
Ecco, le era vicino, mentre lei s'alzava, quasi spaventata per il suo sguardo fisso.


GI02
"Dove vai?". Egli si levò a sedere bruscamente sul letto.


GI03
Le braccia intorno alle ginocchia, non la guardava, fissava vagamente davanti a sé. "Sono stato uno sciocco a non immaginarlo subito", disse.


GI04
Gli arbusti frusciarono, qualche ramo secco si spezzò. José apparve sul costone del ripido pendio. "Avanti, mi dia una mano".


GI05
José finì di parlare coi due messicani che ritornavano a Vajos. "...Venerdì alle sei, qui".


GI06
"La osservi pure con calma, signor Forter. Glielo dico senza ironia. Un giorno vorrà fuggire per non vederla più, ma sarà troppo tardi...".


GI07
... si sentì stringere da due mani nervose e il viso di lui era adesso paurosamente vicino...


GI08
Gli prese la mano che egli teneva sul viso, gliela spostò per guardarlo negli occhi. "Dimmi dove hai messo la rivoltella".


GI09
Sentì le sue braccia intorno al collo. In quell'angolo morto dietro la dogana non vi era nessuno.


GI10
Girò di fianco al cavallo, con uno scatto solo fu in sella. "Le redini", gli disse allora.


GI11
La tensione nervosa lo irrigidiva tutto, e anche la voce, quando gridò, gli uscì roca, spezzata. "Fermatevi li!".


GI12
... dicevano che Isabel era rimasta li, al valico, dove era morta, e viveva li la sua vita ultraterrena, non potendosi staccare da quel luogo...

 
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tommaso berra
view post Posted on 29/3/2014, 20:02




Grazie Mister, splendido servizio fotografico. Sono contento di averti stimolato a compiere la buona azione scerbanenchiana del mese. E viva Tabet!!
 
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Grea[t]!
view post Posted on 29/3/2014, 21:52




Bellissimo il contributo fotografico con le immagini di Tabet, la grafica e la tecnica di ombreggiatura le rendono a mio avviso molto calzanti al racconto scerbanenchiano del Nuovo Messico.

PS. Ripristinata l'immagine Fronte ad inizio discussione, formato leggermente allargato per necessità tecniche.
 
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tommaso berra
view post Posted on 29/3/2014, 22:05




Grazie Grea[t]. Con il ripristino e i disegni di Tabet postati dal Mister, Il Grande Incanto rifulge.
 
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9 replies since 6/12/2009, 19:05   811 views
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