| LETTERA DI RISPOSTA A GREAT/SCERBANCREDI (VEDI BACHECA) IN OCCASIONE DEL PRIMO MESE DI VITA DI SCERBANENCOSCRIVE
caro scerbancredi, ognuno di noi ha qualcuno da ringraziare per aver scoperto scerbanenco. ma alla fine l'unico grazie deve essere rivolto a scerbanenco medesimo che si serve del qualcuno di turno come di un docile strumento di conoscenza del suo essere poeta della vita, in ogni storia, in ogni circostanza. qualcosa del genere ci ha scritto ieri l'ora d'oro riportando una lettera di giorgio a don felice menghini. ed io, in occasione della sobria celebrazione di questo primo mese di vita di scerbanencoscrive, voglio ricordare in proposito una splendida pagina di quell'altrettanto splendida autobiografia "io, vladimir scerbanenko" che tu mi hai fatto conoscere. giorgio fugge per le montagne con il suo occasionale compagno verso la svizzera, indossa un elegante completo color cammello molto cittadino e ridicolo in quella situazione, e porta con sé in una cartella il dattiloscritto di un romanzo d'amore (non ricordo quale in questo momento, lui non lo dice, ma mi pare fosse "adalgisa e il passaggio a livello"). e per questo si sente un idiota. s'inerpica e si dà del cretino perché il mondo era fatto dei tedeschi che sparavano, non delle donne che egli descriveva e dei loro "stupidi sentimenti". poi l'incontro con la contadina al confine, con quella contadina dal viso sciupato e insignificante che gli salva la vita facendo ai fuggiaschi un curioso segno con la mano come a volerli raccogliere con un grosso cucchiaio e portandosi un dito sulle labbra per intimare dolcemente silenzio. lascio la parola a scerbanenco:"ci aveva fatto lo stesso gesto che faceva ai pulcini per mandarli al sicuro in pollaio con le chiocce, ne ero certo. lei sapeva che dietro stavano arrivando i tedeschi e aveva avuto per noi, sconosciuti, l'istintiva tenerezza femminile, materna, protettrice, che aveva per i pulcini e per ogni creatura vivente. cambiai di mano alla borsa, continuando a camminare, sfinito, ma adesso sapevo che la realtà non era quel fuggire, quella guerra, quello spietato pericolo di vita, ma, all'opposto, proprio quello che si trovava scritto nel mio romanzo e in tanti altri romanzi, di tanti altri che scrivevano come me, di tenere donne e teneri sentimenti. le guerre passavano, tornavano e ripassavano ancora, ma le donne, anche l'ultima delle contadine, avevano sempre quei gesti di istintiva tenerezza e protezione femminile, per portare al riparo e salvare qualunque creatura vivente sia in pericolo o abbia bisogno di aiuto". questo intendo per poeta della vita. e questo, credo, ha fatto scoccare in noi la scintilla della passione per tutta la sua opera. la passione ti ha portato a costruire questo strumento che ci impegna, ci diverte molto e potrebbe renderci migliori, come tutte le cose che si caratterizzano per il contatto, il confronto, lo scambio di esperienze tra le persone. per questo grazie soprattutto a te e a noi tutti auguri di buon lavoro per dare a giorgio quel che è di giorgio. tommaso berra
Edited by tommaso berra - 15/12/2009, 11:56
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