Non rimanere soli

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tommaso berra
view post Posted on 10/1/2010, 00:23 by: tommaso berra




vi segnalo due brani che rendono abbastanza bene l'idea del concetto di patria come comunità civile e fraterna che è a fondamento di "non rimanere soli" (e mi riferisco a "prima notte" e all'inizio di "seconda notte", il punto in cui sono arrivato con la lettura nella recente edizione garzanti che contiene nel frontespizio un fastidiosissimo refuso: scerbabenco anziché scerbanenco!!! :wub: ).
pag. 109 ("prima notte"): "di giorno federico e giovanni lavoravano alla notar. c'era così poco da fare del resto, che finivano per chiacchierare e mettere cento volte a posto il mondo, per disfarlo altre cento volte il giorno dopo. la notar ormai aveva uno scarso bisogno di pubblicità, lavorava in economia. lavorava solo quel poco per sopravvivere a quella rovinosa guerra, per non mettere sul lastrico tanti operai. il denaro guadagnato in passato sarebbe servito a questo scopo, come in una grande famiglia. egli (federico n.d.r.) non doveva preoccuparsi, perché aveva già reso a suo tempo, col suo lavoro".
c'è in questo passo una concezione etica e sociale del capitalismo che fa riflettere e mi fa ricordare dell'indovinello su silone e scerbanenco che l'ora d'oro ci ha proposto qualche settimana fa (vedi bacheca, discussione intitolata "l'ora d'oro si presenta").
ecco la frase di scerbanenco citata da l'ora d'oro: «gli altri sono prima di noi. non è solo una questione di morale altruista. è qualche cosa di più profondo. è questo: che noi non siamo nulla senza gli altri. anche se per tutta la vita facciamo il contrario e mettiamo prima noi al centro del mondo, e intorno intorno gli altri, la verità è che la nostra vita non ha senso fino al momento in cui non ci spogliamo di tutto quello che abbiamo per darlo a un amico, a un estraneo o anche a un nemico. fin quando non facciamo così i nostri giorni sono vuoti come un deserto e la nostra anima come una noce secca, senza frutto dentro. noi possiamo anche illuderci di essere felici, di star bene, se pensiamo prima di tutto al nostro IO e poi, con quello che ci avanza, agli altri. ma è una pura illusione. La biografia di un egoista è la biografia di un infelice. [...] dare, non solo materialmente, ché questo sarebbe assai poco, ma soprattutto moralmente. dare noi stessi fin da quando apriamo gli occhi al mattino, a quando li richiudiamo la sera. in questo modo tutta la vita degli altri entra in noi». mi chiedo se non si possa parlare di una vena socialista di scerbanenco, declinata attraverso un forte solidarismo.
pag. 130 ("seconda notte"): "molti che non avevano voluto piegarsi al nemico dispotico erano rimasti sulle montagne. armi, munizioni, si trovarono, in modo non molto chiaro. il cibo pure, usciva dai suoi nascondigli; il contadino avaro diveniva generoso col partigiano".

Edited by tommaso berra - 10/1/2010, 00:48
 
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