Non rimanere soli

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irene48
view post Posted on 14/1/2010, 11:47 by: irene48




Cerco di inserirmi anch'io nella ricca discussione sul romanzo, con qualche osservazione nata a margine della lettura del testo, ma anche delle vostre riflessioni.
Affronto, anzitutto, la questione posta da "L'ora d'oro", che ringrazio per le puntuali e chiare considerazioni a riguardo, circa la categoria a cui ascrivere Nrs, [color=blue][font=Arial]premettendo che è sempre limitativo, e rischia di essere approssimativo, cercare di racchiudere la ricchezza di un testo letterario, che meriti questa definizione, in una formula che, come accade con una lente di ingrandimento, enfatizza degli aspetti a scapito di altri egualmente presenti e importanti. Le opere grandi sfuggono ad ogni tentativo di categorizzazione e questa di S. pare non faccia eccezione a tale verità.
Detto questo, penso di poter dire che Nrs è allo stesso tempo un romanzo "verista", "politico" e "storico" (per riprendere le parole dello stesso autore nella premessa al lettore) e non semplicemente "un'ingenua favola", come egli vuole farci intendere.
E' verista nel senso pieno del termine - diverso da quello attribuito dalla storiografia letteraria - perché si fonda su quel "vero" che, per Manzoni, doveva sostanziare l'opera d'arte, affondando le sue radici nella profondità dell'animo umano.
E' politico, perché, pur senza toni tribunizi e senza retorica, mette al centro il valore della solidarietà, che è politico per eccellenza.
E' romanzo storico - anche qui non nel senso che il termine ha nella critica: mancano i grandi affreschi che caratterizzano il romanzo storico della tradizione - perché la storia che interessa all'autore e che si intravede sullo sfondo, nella quale, pervicacemente sono lasciate nel vago le coordinate temporali e geografiche, come ha giustamente fatto rilevate Tommaso, è la storia eterna, e sempre attuale, dell'uomo solo davanti al doloroso mistero della vita, che soltanto la vicinanza affettuosa dell'altro può consolare.
Ma forse si può anche accettare di considerarlo un r. autobiografico solo dando a questo aggettivo il senso che intendeva Flaubert quando dichiarava M.me Bovary un suo ritratto. Su questo punto non c'è niente da aggiungere alle lucide riflessioni di "Lora d'oro" e alle note di apertura della prefazione di Paccagnini. Anche per me ogni romanzo, anche quello dichiaratamente autobiografico (e non è il caso di Nrs), rimane sempre un testo in cui il confine tra storia privata e invenzione è sempre sfumato e non c'è mai piena coincidenza tra l'io narrante e l'io narrato.
Quanto poi alla questione del "giallo" del manoscritto, messo in salvo, insieme al suo autore nella notte della fuga verso il "paese neutrale", condivido ancora una volta l'analisi di "L'ora d'oro".
Un'ultima riflessione sul tema del romanzo. Alle definizioni - tutte efficaci - proposte nel forum, "romanzo di cani", "romanzo sulla solitudine", si potrebbe aggiungere che Nrs è un romanzo della luce? Mi pare che anche questo motivo percorra in filigrana il romanzo acquistando un valore simbolico: la luce che "vince le tenebre". Si pensi alle pagine che parlano di Mutti e della sua mania di accendere tutte le luci della casa, perché "la luce è come l'acqua, l'aria, il sole, occorre alla vita"; o al notturno sulla riva del lago dove soggiorna Federico Navel (presente anche nelle pagine autobiografiche) mentre sull'altra riva è buio pesto. In tutti i sensi.
Scusandomi per averla fatta troppo lunga, saluto tutti.
irene48[
 
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32 replies since 8/1/2010, 11:46   976 views
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