| INDIZIO (tratto da un articolo uscito poco fa negli atti di un convegno):
«(...) nell'analisi lessicale (...) rileveremmo inoltre - per evidenziare lo stile narrativo fortemente empatico - il frequente impiego del discorso indiretto e del discorso indiretto libero, nonché di verbi, per così dire, a focalizzazione interna, come "sentire", "provare", "sembrare", "pensare", "capire", "immaginare", "desiderare", "volere", "sapere", "commuoversi", "decidere", "percepire", "immaginare", "credere", "intuire", "preferire", "venire in mente", ecc. L'unica scena descritta con distacco verista, a focalizzazione esterna, senza introspezione onnisciente, è quella che si svolge nella baita dei Candar - più o meno a metà del romanzo (la sola, non a caso, in cui nessuno dei tre protagonisti è direttamente coinvolto). Anche stilisticamente essa è interessante : i personaggi - il vecchio, la donna col bambino, la ragazza, nonché i due soldati stranieri - sono descritti come individui incapaci di comunicare, senza alcuna relazione tra loro, anonimi. Il clima di sospettosa diffidenza reciproca non permette di capire se i tentativi di allacciare un rapporto (come le offerte di cibo e di tabacco da parte dei Candar, peraltro rifiutate) siano sinceri o nascondano insidie. Mancano qui infatti del tutto i verbi che abbiamo chiamato "a focalizzazione interna", per cui al lettore non è dato di conoscere i pensieri dei personaggi e la rispettiva affidabilità».
Perché?
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