Non rimanere soli

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tommaso berra
view post Posted on 25/1/2010, 16:39 by: tommaso berra




CITAZIONE (L'ora d'oro @ 25/1/2010, 15:54)
INDIZIO
(tratto da un articolo uscito poco fa negli atti di un convegno):

«(...) nell'analisi lessicale (...) rileveremmo inoltre - per evidenziare lo stile narrativo fortemente empatico - il frequente impiego del discorso indiretto e del discorso indiretto libero, nonché di verbi, per così dire, a focalizzazione interna, come "sentire", "provare", "sembrare", "pensare", "capire", "immaginare", "desiderare", "volere", "sapere", "commuoversi", "decidere", "percepire", "immaginare", "credere", "intuire", "preferire", "venire in mente", ecc.
L'unica scena descritta con distacco verista, a focalizzazione esterna, senza introspezione onnisciente, è quella che si svolge nella baita dei Candar - più o meno a metà del romanzo (la sola, non a caso, in cui nessuno dei tre protagonisti è direttamente coinvolto). Anche stilisticamente essa è interessante : i personaggi - il vecchio, la donna col bambino, la ragazza, nonché i due soldati stranieri - sono descritti come individui incapaci di comunicare, senza alcuna relazione tra loro, anonimi. Il clima di sospettosa diffidenza reciproca non permette di capire se i tentativi di allacciare un rapporto (come le offerte di cibo e di tabacco da parte dei Candar, peraltro rifiutate) siano sinceri o nascondano insidie. Mancano qui infatti del tutto i verbi che abbiamo chiamato "a focalizzazione interna", per cui al lettore non è dato di conoscere i pensieri dei personaggi e la rispettiva affidabilità».

Perché?

bella domanda e magnifica analisi lessicale, indovinellomane di un l'ora d'oro. azzardo: perché scerbanenco intende in tal modo negare/rimuovere la realtà dell'occupazione straniera contrapponendola alla "vera" vita che egli celebra attraverso l'incrociarsi delle vite di federico, giovanni e mutti. solo quel rapporto è degno di introspezione psicologica e quindi della "focalizzazione interna". nella baita dei candar occupata dai pur cortesi soldati stranieri non pulsa invece la vita ma si manifesta un accidente della storia. la scena, perciò, va raccontata con freddo distacco verista. e allora mi fai venire alla mente (scusami se sono un po' fissato) quella splendida pagina, di cui abbiamo tanto parlato, dell'autobiografia di giorgio: "cambiai di mano alla borsa, continuando a camminare, sfinito, ma adesso sapevo che la realtà non era quel fuggire, quella guerra, quello spietato pericolo di vita, ma, all'opposto, proprio quello che si trovava scritto nel mio romanzo e in tanti altri romanzi, di tanti altri che scrivevano come me, di tenere donne e teneri sentimenti...". se ho indovinato, il merito è di giorgio.
altro non riesco a dire. ma forse potrebbe rivelarsi utile l'aiuto di marianna de leyva e irene48, che nell'analisi dei testi, con relativi deittici e straniamenti, mi sembrano molto molto ferrate.
 
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32 replies since 8/1/2010, 11:46   976 views
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