Lupa in convento, ...l'amarezza, i colori, i dissapori della guerra.

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orrest
view post Posted on 12/1/2010, 10:35




Ho finito di leggere Lupa in convento da alcuni giorni, letto a margine di " Al servizio di chi mi vuole", edito da Garzanti nella collana Elefanti. Quello che preliminarmente mi salta agli occhi, che non riesco a sottovalutare, è il perchè Garzanti inserisce questo romanzo breve ( o racconto lungo) in coda all'altro romanzo.
Assolutamente due scritti molto diversi, vengono trattati argomenti dissonanti sia nel contenuto che nella forma, nella prosa. Pur non avendo letto Annalisa, Tecla e gli altri dell'esilio svizzero non posso non notare l'amarezza profonda di questo scritto, il senso di angoscia che si prova leggendo le pagine di Lupa è un climax ascendente - per dirla, mio malgrado, alla Auerbach- un'impennata di dolore e rabbia che trasudano riga dopo riga. Un romanzo che ha, a mio parere, una doppia valenza. Mettere in risalto l'amarezza del periodo che è costretto a vivere Giorgio e nello stesso tempo denunciare l'atrocità della guerra attraverso la vita breve di Lupa. Lupa che rappresenta, nella mia personale interpretazione, gli oppressi coloro che la guerra la subiscono senza poter fare altrimenti, accettandone tuttavia i risvolti, fosse anche la vita; stoicismo di ritorno? Boh, forse, è una cosa a cui oggi non riesco a dare una risposta.
 
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tommaso berra
view post Posted on 12/1/2010, 16:23




CITAZIONE (orrest @ 12/1/2010, 10:35)
è un climax ascendente - per dirla, mio malgrado, alla Auerbach- un'impennata di dolore e rabbia che trasudano riga dopo riga.

orrest ci chiama a nuove imprese scerbanenchiane con suadente sollecitudine. è molto interessante quel che dice e conferma l'importanza del periodo svizzero di scerbanenco. credo che abbia ragione anche con la critica all'editore garzanti per la mescolanza impropria di opere di giorgio. caro garzanti siamo al secondo cartellino giallo, dopo quello per il fastidiosissimo refuso nel frontespizio di "non rimanere soli". un grande editore - e garzanti è un grande editore, un pezzo di storia della cultura italiana soprattutto per la narrativa - dovrebbe stare più attento.
infine una curiosità: perché, orrest, ce l'hai con auerbach? oppure ho frainteso? piuttosto dovremmo dedicargli qualche strada visto che ha studiato in grande il nostro dante. ma della toponomastica in italia è meglio non parlare...
 
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L'ora d'oro
view post Posted on 12/1/2010, 17:09




Cari amici di Scerbanenco,
su Lupa in convento rinvio all'intervento di Paolo Lagazzi Scerbanenco: la guerra nel cuore (in L'ora d'oro di Felice Menghini, Poschiavo 2009, pp. 171-189), dal quale traggo due pensieri:

«Per quanto assai breve (da ricondurre, come Tecla e Rosellina, al genere della short-story), Lupa in convento è un’opera notevolissima, un testo che sembra anticipare, per certi versi, Fenoglio, ma che è inconfondibilmente di Scerbanenco per l’intreccio serrato fra strazio e amore, sangue e delicatezza, brutture e pietà, e per la capacità di imprimere a tutto ciò un ritmo tanto semplice quanto implacabile, degno, direi, di un regista quale Louis Malle nella sua asciutta, esemplare forza scenica».

E ancora:

«A una prima lettura il racconto sembra parlarci soprattutto della disumanità della guerra che travolge indistintamente tutti, uomini e donne, laici e religiosi, carnefici e vittime. Ma c’è qualcosa che il testo ci mostra ben oltre questa, sia pur necessaria, inquadratura: il bisogno d’amore che resiste in alcuni anche quando tutto, intorno, sembra renderlo disperato e impossibile. Sia il capitano, col suo povero darsi da fare come medico, sia Lupa, con l’offerta della propria carne macerata e offesa, salvano senza nemmeno rendersene conto il nocciolo del sacro: il sacrificio, la forza di rinunciare a se stessi per gli altri».

Per motivi ovvi non riporto l'intero saggio, ma... vale la pena di leggerlo con attenzione!
Ciao!!
 
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orrest
view post Posted on 12/1/2010, 19:35




CITAZIONE (tommaso berra @ 12/1/2010, 16:23)
CITAZIONE (orrest @ 12/1/2010, 10:35)
è un climax ascendente - per dirla, mio malgrado, alla Auerbach- un'impennata di dolore e rabbia che trasudano riga dopo riga.

orrest ci chiama a nuove imprese scerbanenchiane con suadente sollecitudine. è molto interessante quel che dice e conferma l'importanza del periodo svizzero di scerbanenco. credo che abbia ragione anche con la critica all'editore garzanti per la mescolanza impropria di opere di giorgio. caro garzanti siamo al secondo cartellino giallo, dopo quello per il fastidiosissimo refuso nel frontespizio di "non rimanere soli". un grande editore - e garzanti è un grande editore, un pezzo di storia della cultura italiana soprattutto per la narrativa - dovrebbe stare più attento.
infine una curiosità: perché, orrest, ce l'hai con auerbach? oppure ho frainteso? piuttosto dovremmo dedicargli qualche strada visto che ha studiato in grande il nostro dante. ma della toponomastica in italia è meglio non parlare...

ovviamente mi sono espresso male io, caro tommaso, la frase "mio malgrado" era riferito al fatto che non mi sento degno di citarlo con giusto piglio, io figlioletto minore di un'educazione scolastica italiana che non mi ha fatto apprezzare in primis dante e poi auerbach e la sua opera immensa circa lo scrittore fiorentino.
A proposito di lupa vorrei aggiungere qualcosa, supportando con entusiasmo e sempre maggiore voglia di studiare Scerbanenco e la sua opera immensa gli scritti riportati da L'ora d'oro.

Primo tra tutti il capitano descritto da scerbanenco come eroe, per certi aspetti, per come accudisce i suoi uomini e "rilascia ricevute" per tutto quello che saccheggia dal convento, ma anche come carnefice poiché ha permesso, fino al momento dell'inizio del racconto di approfittare di Lupa.
Lupa che nella mia lettura è sia la vittima della guerra, l'inerme che nulla può ma per interpretazione estensiva potrebbe essere l'italia. Lupa che " perdo sangue come una fontana. Ho dovuto camminare con le regole, e poi i ragazzi...".Vedo la nostra patria in questo minuscolo stralcio, un'italia grondante di sangue per i morti e le atrocità della guerra e un'italia di cui gli stessi italiani - o per lo meno una parte di essi - approfittavano come fosse una donna di strada, stremandola, riducendola in fin di vita.
Nel romanzo c'è anche, a mio parere, un altro aspetto dell'italianità aborrita da Scerbanenco, c'è la figura del Nunzio che neanche viene chiamato per nome. Il prelato che niente fa, nessun sacrificio compie per il bene del convento ma dice soltanto " Dio mi dà la forza di non aver paura delle vostre rivoltelle" e poi "noi cediamo alla forza ma protestiamo. Protestiamo altamente contro la barbara uccisione di un'inerme sorella". Ci sono gli inetti, quindi, i don abbondio che, purtroppo, abbondano nell'italia della seconda guerra mondiale dilaniata dai carnefici nazi fascisti ma anche di coloro che nulla hanno fatto per salvare la povera gente. Se è vero questo, come penso io, Lupa in convento è anche una denuncia nascosta dietro un romanzo, non solo lo strazio interno dell'autore ma anche il suo urlo contro il regime e contro coloro che nulla hanno fatto per evitarlo combattendolo.

P.S. Ovviamente attendo con ansia di poter leggere il libro consigliato da L'ora d'oro che meglio potrà darmi visione del periodo svizzero.
 
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3 replies since 12/1/2010, 10:35   464 views
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