| Regia: Stefano Giulidori Anno di produzione: 2006 Durata: 30' Formato di ripresa: MiniDv,16mm, Super8 e 8mm Formato di proiezione: colore e bianco e nero Titolo originale: Scerbanenco by Numbers Altri titoli: Scerbanenco by #
con:
Simona Manfredi Nunzia Monanni Cecilia Scerbanenco
soggetto: Stefano Giulidori Francesca Tassini
sceneggiatura: Stefano Giulidori Francesca Tassini
montaggio: Paolo Cognetti
costumi: Nadia Gozzini
scenografia: Luigi Maresca
fotografia: Luca Sabbioni Patrizio Saccò
Riporto la scheda e, a seguire, una recensione, entrambe da cinemaitaliano.info.
"Scerbanenco by #" è un manuale, un videosaggio, un pamphlet sulla quadrilogia di Duca Lamberti, scritta da Giorgio Scerbanenco, padre del noir italiano, alla fine degli anni Sessanta. Un modo per rimettere in scena la sua Milano fatta di grattacieli e traffico, ma anche di viuzze solitarie e parchi deserti. Tornando a visitare i luoghi del delitto, le strade care allo scrittore, i locali in cui entrano i suoi personaggi, il film ci consegna un ritratto innamorato e partecipe del mondo immaginato dallo scrittore. Come la sua penna si fermava sui dettagli, così la telecamera blocca gli oggetti, le ossessioni ricorrenti, le figure femminili, le armi in un confuso inventario visivo e sonoro. Formato da una moltitudine di formati e di generi, "Scerbanenco by #" lascia spazio a una donna, bionda e algida, autentica dark lady che accompagna in questa odissea visiva lo spettatore alla scoperta dell'immaginario di uno dei più intriganti scrittori milanesi.
... “Scerbanenco by Numbers” di Stefano Giulidori è invece di tutt’altra pasta. A cominciare dalla robustezza tecnica messa in campo per la realizzazione di un’opera della durata di 30 minuti (un mix di MiniDV, 16mm, Super8 e 8mm, b/n e colore). Costruito come un agile ma partecipe biopic, in bilico tra realtà e immaginario, quello di Giulidori ci è parso un commosso e attento omaggio alla memoria del celebre e prolifico scrittore di origini ucraine, considerato uno dei padri del noir italiano. Un mosaico di generi e di tagli narrativi che suggestiona lo sguardo dello spettatore (il bianco e nero sgranato che raffigura gli angoli urbani di una Milano insieme antica e attuale, il misterico “pedinamento visivo” di una dark lady, attinta dalle pagine dei numerosi romanzi), ma non impedisce un’utile riflessione su ciò che rimane dello scrittore nella memoria di chi l’ha conosciuto e amato (attraverso le testimonianze della figlia Cecilia, dell’ultima compagna Nunzia Monanni e del critico Roberto Pirani). Ma quello che si apprezza maggiormente nell’opera di Giulidori, fatta eccezione per qualche accennata tendenza estetizzante, è il senso di compattezza visiva, formale e di scrittura che si ricava al termine della visione. E che rimane in testa.
Edited by tommaso berra - 24/1/2010, 00:53
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