Rossa, E il rosa che non c'è

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Grea[t]!
view post Posted on 18/11/2009, 11:09




Partiamo col dire che questo romanzo fu pubblicato tra il 1950 e il 1951 a puntate su “Novella”. La firma del romanzo recitava John Colemoore, pseudonimo al quale Scerbanenco era solito affidare l’origine di alcuni suoi romanzi. Il titolo del romanzo era Innamorati.
Storia a puntate, un titolo così, ed ecco che tutti pensano che Scerbanenco abbia scritto un romanzo rosa, dove magari gli elementi della storia rimangono secondari rispetto ai protagonisti, facendo come da contorno all’unica portata: l’amore folle, reciproco, incondizionato, messo in pericolo ma alla fine sempre vincente. Storie sognanti o quasi, scritte in bello stile dove domina la morale in cui il romanzo è ambientato e dove accade puntualmente quello che il lettore si aspetta.
Bene. Scerbanenco non scrive nulla di tutto questo. Ciò che gli attenti conoscitori dell’autore mi avevano subito segnalato, e quello che io stesso ho potuto già constatare nella lettura de La sabbia non ricorda, Il fiume verde e La ragazza dell’addio, in Rossa diviene limpidissimo: Scerbanenco non scrive romanzi rosa, dando al termine rosa il significato precedente. Mai fu più appropriata, infatti, la decisione della famiglia dello scrittore di modificare il titolo del romanzo in Rossa, nelle ristampe successive.
Ecco dunque l'altro monito: stolto è colui che crede che Scerbanenco abbia scritto romanzi sdolcinati!
Mi accaloro - sempre metaforicamente e senza far rimaner male alcun lettore del forum - perché Rossa è semplicemente un romanzo magnifico, coinvolgente e tecnicamente perfetto, uno dei migliori Scerbanenco. Il fatto di aver finito il romanzo in appena cinque ore di meravigliosa e solitaria lettura notturna non deve essere una prova del valore di questo libro - non ce n’è alcun bisogno - ma semplicemente testimonia come, intrapresa la lettura, non si possa far a meno di arrivare rapidamente all’ultima pagina, quasi impossibilitati materialmente a togliere le mani dal volume Sellerio.
Rossa. “Ma chi è questa Rossa?” mi domandò tommaso berra nel nostro ultimo incontro vis à vis. Rossa è un’india, una bellissima provocante india appartenente alla tribù dei Laguna, nel Nuovo Messico.
Caro Scerbancredi, ci hai detto che Rossa non è un romanzo rosa, anzi ti adiri anche se solo lo si pensa. Ma allora cos’è Rossa?
Rossa è certamente una storia d’amore, ma l’amore che Scerbanenco descrive è inusuale: è l’unione forte tra due persone, unione interiore ma anche molto fisica, dove non trovano spazio le consuetudini del genere rosa come il rispetto della morale comune o lo stile candidamente affrescato. Il fatto che Rossa e Roy - il protagonista maschile della storia - siano una cosa sola non garantisce infatti che loro saranno felici per il resto della vita. L’amore che li anima è uno spirito vitale che li sorregge e li aiuta ad opporsi alle avversità del destino.
In questo romanzo c’è dunque molto di più del puro sentimento. C’è prima di tutto l’importante riflessione sull’odio razziale e sull’integrazione: non dimentichiamo che siamo nel Nuovo Messico e una relazione tra un bianco ed un’india può essere concepita solo come un’avventura di una notte e mai come un rapporto serio. Questo sarà il primo “demone” che i due innamorati dovranno combattere per poter vivere serenamente.
Nella parte centrale troveranno spazio i ricordi passati di Roy, ricordi aspri e molto noir, di quelli che difficilmente abbandonano l’anima di un uomo. E’ proprio da qui in poi che il romanzo si fa grande, sprigionando la sua bellezza, e ci si presenta un’evoluzione inattesa, altamente ricca di tensione. Una storia che evolve e diventa come la trama di un Jelling: appassionante, perfetto nella strutturazione e dal finale imprevedibile. I personaggi diverranno ancor più carismatici e conflittuali, tipi appunto da romanzo noir, come se stessimo parlando di un episodio di Duca.
In Rossa ci sono alcuni passaggi, alcune parole pronunciate da Roy, che se venissero proposte ad un lettore di Scerbanenco, egli ci direbbe che tali citazioni sono state sicuramente tratte da Venere privata o da Traditori di tutti, ed invece esse costituiscono il cuore di un romanzo d’amore, con la trama di un Jelling e i personaggi di un Duca Lamberti.
Non dite poi che Scerbanenco ha scritto romanzi rosa, vi prego.

Edited by Grea[t]! - 19/11/2009, 17:49
 
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tommaso berra
view post Posted on 19/11/2009, 17:17




finalmente riesco a leggere l'apertura della discussione su "rossa" che non riuscivo a trovare perché non sapevo che inizialmente il titolo fosse "innamorati". il romanzo non l'ho letto. quindi non ho titolo per partecipare alla discussione. e infatti mi limito a brevi considerazioni. la prima: quanti ami ha lanciato scerbancredi con il suo pezzo. viene voglia di correre in libreria per comprare "rossa" e gettarsi a capofitto nella lettura, un pezzo davvero appassionato e stimolante.
seconda considerazione: credo, per quel poco che conosco di scerbanenco, che scerbancredi abbia ragione: il nostro non ha scritto romanzi rosa. naturalmente c'è bisogno di conferme e approfondimenti, ma mi pare di poter avanzare l'ipotesi che il mondo morale di scerbanenco è le mille miglia distante da una concezione rosa della vita. a noi dimostrare senza tema di smentita questa tesi. resta comunque l'imperativo: studiamo, studiamo, studiamo.

Edited by tommaso berra - 3/12/2009, 14:27
 
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Grea[t]!
view post Posted on 19/11/2009, 17:48




CITAZIONE (tommaso berra @ 19/11/2009, 17:17)
finalmente riesco a leggere l'apertura della discussione su "rossa" che non riuscivo a trovare perché non sapevo che inizialmente il titolo fosse "innamorati". il romanzo non l'ho letto. quindi non ho titolo per partecipare alla discussione. e infatti mi limito a brevi considerazioni. la prima: quanti ami ha lanciato scerbancredi con il suo pezzo. viene voglia di correre in libreria per comprare "rossa" e gettarsi a capofitto nella lettura, un pezzo davvero appassionato e stimolante.
seconda considerazione: credo, per quel poco che conosco di scerbanenco, che scerbancredi abbia ragione: il nostro non ha scritto romanzi rosa. naturalmente c'è bisogno di conferme e approfondimenti, ma mi pare di poter avanzare l'ipotesi che il mondo morale di scerbanenco è le mille miglia distante da una concezione rosa della vita. a noi dimostrare senza trema di smentita questa tesi. resta comunque l'imperativo: studiamo, studiamo, studiamo.

Ti consiglio vivamente questo romanzo, come l'ho già consigliato a papà. E anche lui dopo averlo finito con solo qualche ora di intensa lettura ha convenuto con me che questo è un Gran Scerbanenco.
 
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**Alessandra**
view post Posted on 4/1/2010, 12:48




Rossa è rimasta con me molto tempo, prima che io potessi veramente apprezzarla, e mai avrei creduto che alla fine mi sarebbe mancata così tanto. Devo essere sincera, per una settimana mi sono portata il libro ovunque andavo, ma, leggendo distrattamente qua e la, ero arrivata a pagina 16 senza soddisfazione. Troppe descrizioni, mi dicevo, troppi dettagli ambientali, che noia! In realtà non avevo capito che Rossa richiedeva una lettura molto più profonda, una completa dedizione.
Scerbanenco cattura presto la mia attenzione: “Lei era bella, gentile, dolce, ma rassomigliava a una donna vera come io potevo rassomigliare a un cavallo. E le strade del mondo purtroppo brulicano di queste donne false, di queste apparenti donne, in cui un uomo non può trovare assolutamente nulla, neppure qualche minuto di dimenticanza.”. Era li, il significato di “donna scerbanenchiana” che tanto avevo cercato qualche mese fa. Da quel momento Rossa mi ha rapita. Tutte le numerose descrizioni, tutti quei dettagli ambientali che prima non avevo saputo apprezzare, ora disegnavano a poco a poco un mondo più reale della camera in cui mi trovavo.
Se Roy, il protagonista maschile di Rossa, respira l’aria fredda della foresta e anche io ne sento “il sapore di verde e di umido”, non posso non constatare la grandezza di questo scrittore. D’accordo con Grea[t]!, credo che Rossa sia ben distante dall’essere un romanzo rosa. L’amore c’è, ma è diverso dal solito: è passionale, è combattuto, è più reale proprio per questo. I due protagonisti devono conquistarsi il “vissero felici e contenti”ogni giorno, perché lei è india e lui è bianco, perché “la gente che non sa amare odia quelli che si amano”, perché il passato è difficile da dimenticare.
Molte cose sono già state dette da Grea[t]! e, non volendo svelare altro, consiglio a tutti gli appassionati di leggere questo meraviglioso romanzo con attenzione, permettendo così a Scerbanenco di farvi sentire tutti gli odori e i sapori della storia dolceamara di Roy e Rossa.
 
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tommaso berra
view post Posted on 4/1/2010, 13:11




dopo questa introduzione di alessandra e dei suoi quattro asterischi, così accattivante e originale, come si fa a non leggere rossa? lo farò presto, intanto segnalo quella che mi sembra la chiave di lettura - e per me è una conferma di quel che pensavo - del pensiero di giorgio sulla donna, in base alla citazione di alessandra in cui si parla di "apparenti donne". le donne che non sono come rossa, ed io aggiungo giovanna, michela, livia ussaro, susanna paany, edoarda ecc., vale a dire protettive, leali, oneste, lucide, capaci di grandi sacrifici per amore, sono "apparenti donne", "donne false", in una parola non-donne, come ho avuto modo di scrivere in un'altra discussione su questo forum. ma la donna scerbanenchiana di cui sopra ha un di più etico rispetto all'uomo. il migliore dei personaggi maschili di scerbanenco (ad esempio l'aldo de "i diecimila angeli", che sto rileggendo per potervene parlare meglio che posso) sarà sempre un gradino sotto rispetto all'omologo personaggio femminile (in questo caso giovanna). grazie, **alessandra**. :P

Edited by tommaso berra - 4/1/2010, 19:50
 
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4 replies since 18/11/2009, 11:09   617 views
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