Scerbanenco in rosa

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irene48
view post Posted on 14/4/2010, 22:26




Non so se è capitato anche a voi (l'ultima pillola di Great me lo fa pensare) di rimanere spiacevolmente colpiti dalla lettura dei romanzi rosa del nostro autore. Sono reduce da un tour de force (Appuntamento a Trieste, Johanna della foresta, Noi due e niente altro, ma anche Anime senza cielo e, dulcis in fundo, Luna di miele) che mi ha letteralmente steso: a parte qualche pagina passabile, malgrado alcuni spunti narrativi promettenti, ho trovato questi romanzi molto deludenti. Trame poco coerenti, personaggi alquanto improbabili, svolazzi sentimentali piuttosto stucchevoli, oltre a uno sbrodolamento proprio di chi vuole tirare per le lunghe una narrazione che si sarebbe potuta risolvere in un numero di pagine molto più ridotto, per non parlare della scrittura, alquanto incolore.
Mi farebbe piacere aprire una discussione su questo argomento, per cercare di capire come sia possibile che uno scrittore capace di far affascinare il lettore con le intense pagine di Non rimanere soli, o di coinvolgerlo nelle trame noir dei suoi originali polizieschi, abbia potuto scrivere opere così scialbe.
 
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tommaso berra
view post Posted on 14/4/2010, 22:38




D'accordo con irene48 sulla discussione che propone, d'accordo anche su alcune delusioni (non Johanna, però, a mio avviso, anche se ha dei limiti e l'ho scritto). Naturalmente con calma e in ore in cui la mente è più fresca. Ma irene48 nella foga di raccontarci le sue recenti imprese scerbanenchiane, per le quali merita un grande plauso, ha collocato non correttamente "Luna di miele" tra i rosa, mentre si tratta di uno dei romanzi più cupi e disperati di Scerbanenco. "Luna di miele" meriterebbe quindi una riflessione a parte, anche di tipo religioso e teologico, visto che affronta problemi di fede e il protagonista è un sacerdote. L'ora d'oro credo che conosca bene questo romanzo, oggetto di un serrato confronto tra Giorgio e don Menghini (v. "Lettere sul confine", a cura di Andrea Paganini). Chissà che anche lui non voglia dirci una parola illuminante.
 
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Grea[t]!
view post Posted on 14/4/2010, 22:56




Posso non spostare questa ottima discussione in bacheca? Non posso. E quindi eccoci in bacheca.

Penso sia normale che nella vasta produzione di Scerbanenco ci siano queste battute di arresto. Anche più di una, perchè no. Credo che la lettura di tutti questi romanzi è giustamente una continua esplorazione: Giorgio è poliedrico, sperimentatore, artigiano di tanti generi letterari. A volte riesce, altre proprio no, come in Appuntamento a Trieste.
In ogni caso sto cercando di scrivere due parole su questo romanzo così da parlarne meglio nello specifico. Sarebbe bello farlo anche per gli altri, così da non dispensare solo lodi verso questo - comunque grande - scrittore.
 
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tommaso berra
view post Posted on 14/4/2010, 23:05




Certo, è come dice Scerbancredi. Ma dimenticavo di dire che dovremmo chiarire bene se Scerbanenco sia un autore rosa. Ovvero: Scerbanenco rosa è come Liala rosa, come Peverelli rosa? Su questo, stando al suo intervento in Benvenuto, credo che una grossa mano potrebbe darcela dottoroccultis, che conosce bene la materia. Coraggio, scerbanenchiani, c'è molto da dire e da approfondire.
 
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irene48
view post Posted on 14/4/2010, 23:58




Mi scuso per l'imprecisa collocazione dei due romanzi indicati da T.B. Per un eccesso di sintesi li ho citati insieme ai tre "rosa" accomunandoli in una medesima valutazione. In effetti, con i romanzi c.d. rosa anche questi ultimi hanno in comune la retorica dell'amore romantico che arriva fino al gesto estremo del delitto passionale, in Luna di miele. dove, infatti, ritroviamo il topos classico di Eros e Thanatos.
 
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orrest
view post Posted on 15/4/2010, 05:57




anche a me qualche delusione l'ha data "appuntamento a trieste" ma ho una teoria a proposito, una retrolettura che Scerbanenco riservava ai suoi lettori più attenti, un' auerbacchiana interpretazione di quello che agli occhi di molti poteva sembrare semplicemente melenso.
Elsa e l'ultimo uomo è un tour splendido attraverso la pochezza dell'uomo e la sua primigena bontà a fasi contrapposte e alterne fino a 20 pagine dalla fine dove agli occhi di tutti Giorgio appiccica un finale. Possibile, come dice giustamente irene, che scerbanenco capace di noir splendido possa fare questo? Parliamone ho l'impressione che il retropensiero del nostro autore che non è dietrologia spicciola non sia ancora indagato e semplice da dirimere.
 
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irene48
view post Posted on 15/4/2010, 23:42




Mi permetto di dissentire da Orrest: non mi pare si possa giudicare un testo letterario sulla base di quello che Orrest definisce il retropensiero dell'autore, ma solo sulla base di quello che quel testo dice e di come lo dice. C'è coerenza tra l'intento dell'autore e la sua realizzazione concreta? I mezzi utilizzati, la lingua, lo stile, il ritmo narrativo sono efficaci?...
Altra cosa è ragionare sul valore documentario di un testo letterario, che viene visto solo come pretesto per dire altro e che può essere interessante per capire, ad esempio, la cultura, la storia, le idee di un determinato momento storico. Oppure isolare alcuni passaggi e alcune idee che possono suscitare un certo interesse, per confrontarci con essi
La mia valutazione riguarda invece proprio la scrittura letteraria che, ripeto, mi è sembrata, per questi romanzi, alquanto sciatta, sia nella costruzione dell'intreccio, che nella plausibilità della storia e nello spessore dei personaggi, che nella scelta dei mezzi espressivi.
Altro argomento interessante da dibattere nel forum potrebbe riguardare, poi, il carattere datato di questi testi, che li rende davvero superati, cosa che non accade con i capolavori di S. Cosa fa la differenza?
In fondo è come chiedersi: "Cosa fa di un classico un classico?".
Rigiro la domanda agli amici del forum, sperando che colgano la provocazione.
 
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6 replies since 14/4/2010, 22:26   260 views
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